A gennaio 2018, il MIUR ha pubblicato i “Dieci punti per l’uso dei dispositivi mobili a scuola – BYOD – Bring your own device“, un documento decalogo dei vantaggi dell’uso dei personal devices da parte degli studenti durante l’attività didattica.
Questo decalogo è stato presentato dalla Ministra Fedeli a “Futura” Bologna come i primi risultati dei gruppi di lavoro attivati dal MIUR sulla mappatura di metodologie didattiche innovative e sull’uso dei personal devices a scuola. La Fedeli a riguardo: “Non è compito del Ministero o della scuola decidere se i device sono bene o male, ma lo è insegnare ad usarli nel modo più utile e corretto. Per permettere a ogni ragazza e ogni ragazzo di avere esperienze sicure, libere e consapevoli, contrastando in modo positivo e attivo, non con divieti ma proprio con l’educazione, ogni tipo di dipendenza, anche dagli strumenti tecnologici. Voglio ribadire in ogni caso, che resta proibito, come stabilito dalla circolare del 2007 dell’allora Ministro Fioroni, l’uso personale di ogni tipo di dispositivo in classe, durante le lezioni, se non condiviso con i docenti a fini didattici”. (Leggi l’articolo completo sul sito MIUR)
BYOD è un acronimo britannico Bring your own device (ebbene sì, la rivoluzione informatica deriva sempre dalla cultura anglosassone!) che letteralmente significa “porta il tuo dispositivo”, in pratica “utilizza il tuo smartphone, iPhone, iPad, tablet, notebook, pc in ufficio o a scuola”.
Il concetto, sviluppato in ambito aziendale prima e mutuata nelle scuole poi, vede dunque il piegare lo strumento “personale”, e quindi potenzialmente fonte di distrazioni, alle esigenze aziendali e scolastiche.
Risulta, dunque, chiara la necessità che anche in aula, questi strumenti siano delle leve di crescita sfruttando quelle potenzialità che sono intrinseche:
Alcune problematiche sono ancora da risolvere. Ad esempio un problema infrastrutturale atavico che vede spesso le scuole carenti di una connessione internet sufficiente o una rete capillare. Un altro punto riguarda la compatibilità. In classe ci si ritrova tanti studenti, diversi dispositivi, differenti sistemi operativi: come gestire questa interoperabilità necessaria?
Nel primo caso lo sforzo del MIUR, grazie anche ai fondi europei, è di spingere ad un potenziamento infrastrutturale delle reti internet delle istituzioni scolastiche, basti pensare ai primi PON della tranche 2014-2020: Azione 10.8.1.A1 e A2 – Realizzazione, l’ampliamento o l’adeguamento delle infrastrutture di rete LAN/WLAN (per approfondimenti).
Nel secondo caso, della compatibilità, la soluzione è certamente lo sviluppo del cloud. Il cloud consente di superare le barriere “fisiche” di ogni singolo dispositivo, poichè è necessario solo il browser di navigazione, non si devono installare app, nè aggiornamenti, nè software e nemmeno plug-in.
Cosa possiamo fare in classe, dunque? Quali sono le attività che possiamo realizzare con i nostri studenti? Per mia esperienza personale, quando si usano i BYOD correttamente si aumenta davvero istantaneamente il coinvolgimento e quindi l’apprendimento.
Un esempio concreto in attività in classe con la piattaforma cloud GeniusBoard Impari si può utilizzare la funzione Byod. Questa particolare funzione permette al docente di realizzare rapidamente, con il contributo simultaneo di tutti i partecipanti, delle mappe concettuali, delle nuvole di parole, delle presentazioni, dei libri sfogliabili e persino una raccolta di appunti!
In poco tempo sono quindi riuscita a coinvolgere tutti i miei studenti. Alla fine l’attività risulta un gioco e allo stesso tempo è possibile vedere la partecipazione di tutti, gli studenti più timidi, e persino gli studenti non fisicamente in aula (con un codice, si possono unire in tempo reale anche gli studenti a casa per malattia o ospedalizzati).
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